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780 poi ristaurò il lunghissimo portico, che dalla porta della città conduceva a questa Basilica, e di cui fino al decimo secolo almeno può provarsi l'esistenza. Leone III dotò di ricchi donativi la chiesa, rinnovò il tetto, rifece le decorazioni di marmo e secondo ogni probabilità anche il pavimento. Sotto Alessandro II, Pantaleone console Romano nell' anno 1070 fece fare per questa Basilica la porta di bronzo in Costantinopoli, quando in quella città era legato Apostolico Ildebrando allora cardinale di s. Paolo, poi Pontefice celeberrimo sotto il nome di Gregorio VII. Questa porta è ancora conservata, e le figure sovr' essa tanto in argento, quanto anche in oro cesellate, rappresentano scene della vita del Salvatore degli Apostoli e dei Profeti. Ne sostenne le spese un patrizio romano. Indi Onorio III verso l'anno 1226 decorò di mosaici la tribuna.

D'allora in poi sinistre circostanze avvolsero per qualche tempo nella squallidezza la Basilica fino a che il Papa Martino V nel 1425 ne commise la cura ai Benedettini i quali ne furono molto benemeriti, poichè mentre nei miseri tempi dello scisma Avignonese le Basiliche Romane cadevano in ruina, il tempio di s. Paolo per cura di essi fu non solamente conservato, ma bensì viemaggiormente abbellito ed ornato.

Eugenio IV successore di Martino V ristaurò il tetto e da quell' epoca i Pontefici non risparmiarono dispendj per conservare questo insigne ed antico monumento della pietà cristiana. Fra essi principalmente si distinsero Sisto Ve Pio VII pei grandi lavori ch' eglino fecero eseguire nei soffitti di tutte le navate.

3. Come al decoro e al lustro di questo sacro tempio adoperavansi con ogni maniera di provvedimenti i Pontefici Romani, così vi contribuivano largamente con donazioni cospicue i principi, che da ogni parte dell' orbe cattolico accorrevano in Roma piamente a venerare la tomba di s. Paolo, non altrimenti che quella di s. Pietro. Per questa generosa pietà si rese commendevole sovra tutti gli altri monarchi l'imperatore Carlo Magno il quale ristorò la Basilica dalle rovine in cui la ridusse un terremoto, la donò di un' argentea mensa d'altare, e vi eresse sopra la confessione un baldacchino di cui le colonne e il tetto erano pure d'argento, esemplare religiosità d' imitare la quale si onorarono i sovrani europei.

II.

AVVENIMENTI FORTUNOSI A CUI SOGGIACQUE

LA BASILICA DI S. PAOLO.

1. La Basilica di s. Paolo come segnalavasi particolarmente alla venerazione dei cristiani per le accoltevi reliquie del grande Apostolo, così era per essi argomento di pietosa considerazione e riverenza per la sua vetustà e per le vicende alla quale fu soggetta nel corso dei secoli.

I Vandali la devastarono nell' anno 440 e successivamente un incendio ne crebbe le ruine. Il grande Pontefice Leone I la riparò dal barbaro devastamento ristaurando le parti che aveano sofferto l'incendio e donandole molti vasi sacri. E il Papa Simmaco nell' anno 498 ne rinnovò l'abside e la tribuna che stavano per crollare.

Ai giorni di Belisario questa sacra Basilica venne usata qual fortilizio di guerra. Nell'anno 397 fu essa saccheggiata dai Longobardi ed appena restaurata nell' 801 da Carlo Magno la smantellarono nell'845 i Saraceni, i quali da Roma fino a Monte Cassino devastarono campagne, atterrarono città e villaggi e poi satolli di rapine

e di sangue si accovacciarono nell' Italia meridionale e nella Sicilia. Onde evitare simili disastri il Papa Giovanni VIII cinse di fosse e bastioni tanto la Basilica, come l'annesso chiostro; ma queste provvidenze non valsero a salvarla dai ruinosi scuotimenti del terremoto che seguì dopo la morte di quel Pontefice, nè di quello che vi tenne dietro (904-911) nel pontificato di Sergio III. Arrogi le spesse inondazioni del vicino Tevere, alle quali era esposta la Basilica sita in troppo bassa pianura.

2. Per colmo di sventura le civili ed ecclesiastiche calamità, che dopo quest' epoca travagliarono la città eterna, finirono col gittare in abbandono e per così dire in isquallore questa augusta Basilica a cui sotto Pasquale II (1099-1108) un fulmine fece pur subire la prova di novello incendio. E nel secolo XIV noi troviamo questa Basilica ancora deserta sino all'avvenimento del Pontefice Martino V il quale, secondochè dicemmo, ne affidò la cura ai monaci dell'ordine Benedettino. D'allora in poi furono sempre viste in rifiorimento le condizioni di questa sacra Basilica, e se il terremoto del 2 Febbraio 1703 le fece assaissimi danni, essa ne fu presto e largamente ristorata.

Così questo insigne monumento dell'antica pietà cristiana, che si mantenne per quindici secoli tra varie umane vicende quasi immobile

spettatore del loro passaggio e sempre splendido della bellezza e magnificenza con cui era adorno pel buon volere di Teodosio, Arcadio ed Onorio, perdurava sino al principio del secolo nostro. Ma pur troppo questo gli era apportatore d'un luttuoso disastro. Per imprevidenza di un operajo nella notte dal 15 al 16 Luglio 1823 l'augusto tempio era tutto in fiamme; ed in poche ore la stupenda opera di più secoli era un ardente cumulo di rovine (*).

Ciò che non divorarono le fiamme, venne sfracellato e sepolto dalle cadenti travature. Il crollante tetto trascinò seco nel rovinio una grande parte dei muri superiori e delle colonne ed all' infuori delle navate laterali, le colonne che rimasero erette furono rovinate dal calore e rese pressochè inutili. Incolumi restarono quasi per miracolo l'altar maggiore col baldacchino, la confessione coll' inchiuso sarcofago dell' Apostolo, le sante reliquie, le cappelle del SS. Sacramento e del Crocifisso, diverse parti di mosaici e 40 ritratti dei primi Papi.

Il Pontefice Leone XII ne ordinò la riedificazione il 18 Settembre 1825 e decretò che nulla s'innovasse dal primitivo disegno e si ripristi

(*) L'incendio derivò da carboni accesi che un lattonajo, dopo il suo lavoro del giorno, avea lasciati sul tetto della Basilica.

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