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VII. Turbatus est a furore oculus meus: inveteravi inter omnes inimicos meos.

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VIII. Discedite a me omnes, qui operamini iniquitatem: quoniam exaudivit Dominus vocem fletus mei.

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IX.Exaudivit Dominus deprecationem meam: Dominus orationem meam suscepit.

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X. Erubescant, et conturbentur vehementer omnes inimici mei:"convertantur,et erubescant valde velociter.

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preme (15),

Se tu discarghi il cargo, che mi
Io laverò con lagrime lo letto,

E lo mio interno e notte e giorno inseme.·
VII. Ma quando io considero l'aspetto
Della tua ira contr' a miei peccati,
Mi si turbano gli occhi, e l'intelletto.
Però che i falli miei sonsi invecchiati
Più, che gli errori de' Nemici miei (16),
E più, che le peccata de' dannati.
VIII. Partitevi da me Spiriti rei,

Che allo mal fare già me conducesti (17); Onde io vado sospirando, Omei (18) ! Però che il Re de i Spiriti celesti

Ha esaudito lo pregare, e'l pianto De gli occhi nostri lagrimosi, e; mesti. IX. Ed oltre a questo lo suo amore è tanto, Che, ricevendo la mia orazione

Hammi coperto col suo sacro manto (19). X. Onde non temo più l'offensione

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De gl' Inimici miei, che con vergogna
Convien, che vadan, é confusione:

Però ch'io son mondato d'ogni rogna (20).

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(1) Can perfetto amore, cioè con puro amore, scevro di ogni collera. Correggimi, non come Nimico, lasciandomi, per vendetta trascinare alle mie passioni come Padre, per emendare semplicemente in me la mia colpa. (2) Cioè a chi sospira per vera contrizione di cuore e per desiderio sincero ero di tornare a Dio: perchè non ogni sospiro è sufficiente a conciliarci la divina misericordia.o

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(3) Lo stesso che Abbj; e lo scambiamento del B nel G non è infrequente nella Lingua Italiana; come è chiaro da molte altre parole, quali sono Debbia, Gabbia, Subbjetto ec. che si voltarono spesso in Deggia, Gaggia, Suggetto ec.

forze

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(4) Tutti i miei vigori, cioè Tutte le mie e intende delle spirituali, perchè per la colpa mortale si perdono in fatti tutti gli Abiti soprannaturali, produttivi degli Atti meritorj della grazia; non rimanendo più nel peccatore, che una Fede morta, e una fredda Speranza.

(5) Vermo invece di Verme, per cagion della rima: il che usò questo Poeta altresì nella Cantica dell' Inferno (a). E per gran Vermo intende egli il Gran Dragone, come si dice nell' Apocalissi (b), il Serpente antico, che è chiamato Diavolo, il quale seduce tutto il Mondo ec.

(a) Caut. 6. vers. 22. Cant. 19. vers. 61. Caut. 34. vers. 108.
fb) Cap. XII. n. g.

(6) Dante ha, nell' interpretazione dell' ultimo senso di questo secondo Versetto, seguitato il Testo Ebraico, che così dice: £ le mie 'ossa son divenute tremanti; come che poeticamente abbia egli ciò espresso, dicendo, che non ha osso, che possa star fermo.

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(7) Così trovasi in questa Traduzione costantemente stampato, cioè Cargo, invece di Carco; Discarghi, invece di Discarchi ec. Nė si può ciò attribuire a errore dell'Amanuense, o della Stampa poichè del contrario ci fan fede le parole compagne di rima, usate nell' interpretazione del terzo Salmo, che sono Letargo. e Largo. Gli Spagnuoli dicono Cargar, e Cargo; e i Francesi Charger, e Charge. Per avventura anche a Dante piacque più Cargare e Cargo, come usan dire i Lombardi, che il Toscano Carcare, e Careo. Gli Etimologisti derivano la detta voce dal Carrus de' Latini, corrotto dal Currus: onde a barbari tempi venne il latino Carricare, per Aggravare. Così il Pseudo-Jeronimo (a), parlando d' Origene, lasciò scritto: Oneribus majoribus carricabat se. Ma se derivata fosse la detta voce da Carrus, avrebbe dovuto scriversi Carricare costantemente con doppia R. Potrebbe per avventura più tosto esser la medesima originata da Popoli della Caria, i quali aveano per loro peculiare mestiero di fare il facchino. E i Servi erano

(a) Do XII, Script. Eccles,

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appunto da' Greci chiamati Cari: onde dicevano nelle loro Feste Florali: Fuori i Cari, per Fuori i Famigli: e All' Usanza Carica era un Provverbio appoi medesimi, col quale volevano dire all' Usanza Facchinesca, cioè Incivile, e Impropria: del che si può leggere Erasmo (a). Onde da Cari, Cargare forse all' Italia è venuto; e Cargar alla Spagna; siccome dal Greco Botarica s'è fatto tra noi Botarga, e dal Greco Macara, s'è fatto Magara, e così discorrendo: moltissime essendo le Greche Voci, che noi abbiamo, dove la K in Gè mutata. (8) Fiata è voce trissillaba, come derivata dal verbo Fiat de' Latini: nè si è fatta bissillaba mai, che per larga licenza. Tuttafiata vale poi il medesimo, che Continuamente, con Assiduità, Sempre più, o simil cosa. Così il Bocaccio (b): Quella non cessando ma crescendo tuttafiata.

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(9) Questa replicazione dell' Avverbio Presto è molto ben qui locata: perciocchè dimostra la premurosissima sollecitudine, che Davide avea, di uscire dal peccato.

(10) I nomi sostantivi era uso antico di terminarli nel plurale alla maniera de' Neutri Latini, come le Pugna, e le Coltella nel Novelliere: le Castella, e le Munimenta nel Villani le Demonia, e le Peccata nel Passavanti:

(a) Adag. Chil pag. 85. et 969.

(b) Giron, II. Nov. 7.

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