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V. La penitenza mia è pigra, e tarda;
Ma nondimen, dicendo il mio peccato
La mia parola non sarà bugiarda (9).
Ma sai, Signor, che t'ho manifestato (10)
Già ingiustizia mia, e 'l mio delitto:
E lo mio errore non ti (1) ho celato.
VI. E molte volte a me medesmo ho ditto:
Al mio Signore voglio confessare
Ogni ingiustizia del mio core afflitto.
E tu Signore udendo il mio parlare,
Benignamente, e subito ogni vizio
Ti degnasti volermi perdonare.

VII. Ed imperò nel tempo del Giudizio X
Ti pregheranno insieme tutti i Santi,
Che tu ti degni allora esser propizio (12).
VIII. Magli orrori degli Uomini son tanti(13),
Che ne lo gran diluvio di molt'

Nelle fatiche non saran costanti.

acque

Non s'approssimerammo a quel che giacque Nell' aspero presepio, allora quando

Per noi discese al Mondo, e Uomo nacque. IX. Io a te, Signor, ricorro, lagrimando (14) Per la tentazion de' miei nemici (15), Che sempre mai mi yan perseguitando.. O Gloria dell' Alme peccatrici, Che convertonsi a te per penitenza, Difendimi dai Spiriti infelici.

X. Intellectum tibi dabo, et instruam te in via hac, qua gradieris: firmabo super te oculos meos.

XI. Nolite fieri sicut equus et mulus, quibus non est intellectus.

XII. In camo, et fraeno maxillas eorum constringe, qui non approximant ad te.

XIII. Multa fagella peccatoris: sperantem autem in Domino misericordia circumdabit.

XIV. Laetamini in Domino, et exultate justi, et gloriamini omnes recti corde.

Non consentir, Signor, che la potenza
De gli Avversarj miei più mi consummi (16);
E smorza in me ogni concupiscenza.
X. Dal mio Signor allora ditto fummi:
Sì, che io ti darò, Uomo, intelletto,
Per cui conoscerai li Beni summi.
Poi ti dimostrerò 'l cammin perfetto,
Per cui tu possi pervenire al Regno,
Dove si vive senza alcun difetto (17).
Degli occhi miei ancor ti farò degno (18)
X1. Ma non voler, come il cavallo, e'l mullo 19,
Far te medesmo d' intelletto indegno.
XII. O Signor mio, o singolar trastullo (20),
Chi è colui, che sotto le stelle,

Eccetto il stolto, e 'l picciolo fanciullo (21),
Che non seguendo te, ma lo suo velle (22),
Non meriti, che lo tuo morso, e 'l freno (23)
Per forza gli costringa le mascelle?
XIII. Ma io son certo, ed informato a pieno,
Che li flagelli dello peccatore

Saranno assai, e non verran mai meno.
E che quelli, che speran nel Signore,
Da lui saranno tutti circondati

Di grazia, di pietade, e sonimo onore (24),
XIV. Ed imperò voi Uomini beati,
O Giusti, e voi, che il core avete mondo (25)
Ringraziate quel, che v' ha salvati;

E state ormai con l'animo gioconde.

.

(1) Le persone, che godono della grazia di Dio, sono in tre classi divise. La prima è di quelle, che cadute in grave colpa, si sono per la penitenza giustificate. La seconda è di quelle, che non sono giammai in grave colpa cadute; tuttochè di qualche imperfezione, e venialità macolate, secondo il detto della Scrittura (a) Sette volte cade il Giusto. La terza è di quelle, che tranne la colpa d'origine, sono del rimanente innocenti del tutto, e pure; come sono i pargoletti morti dopo il Battesimo, a cagione d'esempio ec. Tutt' e tre queste classi sono da Davide qui accennate in principio e dette Beate volendo farci comprendere, che tutti coloro sono veramente invidiabili. che hanno la grazia di Dio. La prima classe è accennata nel primo versetto. La seconda in quelle parole, Nec est in spiritu ejus dolus; o come altre versioni hanno Nec est in ore ejus dolus: dove supponendosi la potenza della volontà a gli atti dolosi, e iniqui, a' quali non si è però determinata; si vede che parla egli degli adulti. La terza in quelle parole, Cui non imputavit etc. per esser la colpa originale quella sola, che non ci è propriamente imputata da Dio a mancamento di nostra attual volontà, che sola è il principio del merito, e del demerito: quantunque come vero reato contralto dal primo padre, peccatori da se ci costituisca,

(a) Prov. cap. 24. m. 16. .

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e-rei di pena. L' Alighieri ha volute queste tre classi dichiarare nella sua versione con alquanta maggior chiarezza: la prima nel primo Terzetto; la seconda nel secondo; e la terza nel terzo. (2) Cioè avanti al Trono di Gesù Cristo nell' estremo giudizio: Quando verrà il Figliuolo dell' Uomo nella sua maestà: e tutti gli Angeli con lui ec. (a).

(3) Teme in iscambio di Temono :'maniera di dire usata dall' Alighieri non pur in questa Versione, ma anche nel suo maggior Poema, donde sei esempli se ne possono vedere allegati nella Storia e Ragione d'ogni Poesia dell' Abate Quadrio (6). Il medesimo Dante nel suo Convivio (c) si scrisse: Riluce in essa le intellettuali, e le morali virtù: riluce in essa le buone disposizioni da natura date: riluce in essa le corporali bontadi: e il Crescenzio (d), Si dee cercare il luo go dove spiri i venti australi: e 'l Villani (e), Al qual (Nome Imperiale) solea ubbidire te le nazioni e Fazio (f), Liso la nominò gli Antichi e altrove (g), Si nacque le prime genti di questo paese: e il Boccaccio (h), Corsevi il caro Marito, corsevi le Sorelle. Questa

(a) Matt. XXIV. v. 31.
(b) Tom. I. pag. 478. 479.
(c) Fol. 94.

(d) Lib. III. cap. 2. ›

(e) Lib. V. cap. 1.

(f) Dittam. lib. V. cap. 5.

(g) Cap. 12.

(b) Fiam. lib. V. n. 131.

tut

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