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(18) Degnerommi ancora di riguardarti con quella spezial provvidenza, e protezione, colla quale soglio adoperarmi per gli amici miei.

(19) Mullo, con doppia L, forse in grazia della rima, con licenza, che ben poteva concedersi a Dante. Ma forse ancora questo nobile Ingegno fu di parere, che. si, dovesse si scrivere perciocchè quasi tutti gli Etimologisti con Isidoro (a), derivano la voce Mulo dal Greco Mylio, che val Macinare, di cui il Thema è Myli, cioè Mola; perchè si fatto animale era usato principalmente ne' Mulini a muover attorno le macine o mole: onde venne myllos, mullos, che fu usato in significato di Tortuoso, o non Dritto, quasi si dicesse Bastardo; il che appunto si verifica di tali bestie, che son generate da un Asino, e d'una Cavalla.

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(20) Trastullo sembra voce qui impropria; poichè pare, che altro non significhi, che un puerile trattenimento. Così, spiegando la Crusca il verbo Trastullarsi, E, dice, trattenersi con diletti per lo più vani, e fanciulleschi. Non è; tuttavia ciò yero assolutamente, nè attesa l'origine di questa voce, ne atteso l'uso. E quanto all'origine, il Menagio (b) veramente la. deriva da Trans, e da Oblectulare e da Oblectulare, onde ne forma Tulare, indi Tullare, e poi Transtul

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tare, e in fin Trastullare. Così, segue egli da Transoblectulum n'è venuto Trastullo: e di questa sua etimologia, e della sua invidiabile fortuna in averla trovata, fa però a se medesimo grandissima festa, esclamando, Chi cerca trova. Ottavio Ferrari avea però già scritto prima di lui, che passavano canzonando lozio coloro, che da Oblectulare, e Obleétare, è da Trans, volevano tirar la voce Trastullare, ei suoi derivati. Nel vero nè Trans si conviene coll' Oblectare; nè Oblectulare fu mai, salvo che nell'immaginazione del Menagio. Ma non più felicemente il detto Ferrari la derivò da Interlusitare: poichè questa voce ha tanto a fare col Trastullare, come qualun que altra parola, dove entri la L, e la R, e la T. I Muratori (a) per tanto riprovando amendue le dette derivazioni, e inerendo a ciò, che dice la Crusca che Trastullo è trattenimento per lo più puerile; pensa, che possa questo vocabolo esser derivato da quell' altro Tollenum, che fra le Leggi de' Longobardi si trova (b) sorta appunto di pueril passatempo, che i Toscani in oggi Altalena dinominano:" consistente in una tavola mobile, librata sopra, un trave, o altro della quale un capo si alza, mentre altro s' abbassa onde Trastullare giudica e fatto, quasi Transtollenare.

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(a) Antiquit. Ital. Med. Evi Tom. II. Disser. 33.
(b) Leg. LXXXIII, Liutprandi Reg. lib. 6.

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anch'esser venuta, segue quest' erudito Scrittore, dalla formola Tollutim incedere, che val Trottare onde Trastullare sia detto, quasi Transtollutare. Finalmente conchiude: Non sa rebbe essa già venuta da Trans, е Tollo? E appunto dico io, che dal verbo Transtollere, che usato fù ne' secoli barbari, è venuta la detta voce. Abbiamo esso tal verbo nella Vita di S. Gerlaco, rapportata da' Bollandisti (a), e scritta poco dopo il principio dell'ottavo Secolo dove così dice: Decursis hujus vitae terminis, ad infinita gaudia spiritus transtolli malit. Transtolli è qui invece di Transferri; e da quel verbo ci è venuto Trastullare e Trastullo, quasi si dicesse Trasportare, e Traspor~ to. Onde con recondito sentimento vien qui Dio appellato da Dante Singolare Trastullo, perchè rapisce a se per amore e trasportá quell' anime, che lo

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conoscono. Ma in senso ancora di Voluttà, e Beatitudine dell' Anima, fu altrove dal medesimo Dante usata la detta voce, così scrivendo nella Cantica del Purgatorio, là dove di Ranieri di Calvoli tien discorso (b):

E non pur lo suo sangue è fatto brullo

Tra'l Po, e'l Monte, ela Marina, e 'l Reno,

Del ben richiesto al Vero, ed al Trastullo. Io sò, che per Bene richiesto al Trastullo, intendon il Vellutello, il Landini, e gli altri i Beni di fortuna; ma questa interpretazione è

(a) Tom. II April. pag. 48.

(b) Cant. XIV. v. go.

molto lontana dal vero, come dal Contesto si mostra; poichè soggiunge :

Che dentro a questi termini è ripieno

Di venenosi sterpi, sì che tardi,

Per coltivar, omai verrebber meno. Parla degli animi afferati, e bestiali, ond' era tutta Romagna piena, che circoscrive tra 'l Po, e'l Monte, e la Marina, e il picciolo Reno, che scorre di quà da Bologna; e de' nocivi ed orrendi vizj, ch' ivi abbondavano, che intende egli sotto il nome di venenosi sterpi. Or ridicola cosa sarebbe il dire, che non pure i Discendenti di Rinieri erano fatti poveri de' beni di fortuna, ma che la Romagna tutta era divenuta viziosa. Bensì, dic' egli, è sì mancata la vera virtù dopo Rinieri, che non pure i costui Posteri ne sono brulli, cioè poveri, e ignudi; ma in tutta la Romagna non si trovava, che vizj. E dice del Ben richiesto al Vero, ed al Trastullo, per dire del Bene, cioè del Savere richiesto alla beatitudine dell' Intelletto, che è il Vero cioè una chiara e distinta e distinta cognizione delle cose, onde la mente riman soddisfatta, e contenta; e del Bene, (cioè della Virtù) richiesto alla beatitudine della Volontà, che è il Gaudio, cioè quell' Allegrezza, che da un facile, costante esercizio di azioni dirette secondo virtù deriva.

(21) Eccettua i pargoletti, e gli stolti, perché questi uso non han, di ragione, e da' soli sensi son condotti.

(22) Lo suo Velle, cioè il suo Volere il suo Capriccio; voce latina usata dal medesimo Dante altresì nella Cantica del Paradiso (a), così scrivendo:

Queste son le quistion, che nel tuo Velle
Puntano egualmente.

(23) Per Morso, e Freno, intende il Profeta metaforicamente le Disgrazie, delle quali Dio si vale a contenere i peccatori.

cose sono

(24) Tre parole messe con infinito giudizio da Dante, tutto che espresse in una sola parola da Davide. I Giusti di tre particolarmente distinti: la prima è la amicizia e la grazia di Dio, per cui vengono a partecipare un non so che della divina natura. La seconda è la protezione speciale di Dio, per la quale ei li difende e li nudrisce sotto l'ombra delle ale sue, e del suo amore. La terza è la figliuolanza di Dio, per la quale han di. ritto alla gloria del Cielo. Queste tre cose sono qui accennate da Dante: la prima colla voce Grazia: la seconda colla voce Pietade: e la terza colle parole Sommo onore.

(25) Col nome di Giusti intende i Penitenti giustificati: e sotto il nome di quelli, che il cuore hanno mondo, "intende gl' Innocenti, ai quali tutto si volge, animandoli a ringraziar Dio, e ad allegrarsi; perchè, quanto a bambini, come incapaci di peccato, non era uopo qui favellárne.

(a) Cant. IV. v. 25,

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