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ARGOMENTO DEL SALMO III.

Domine in furore tuo arguas me.
Psal. 37.

飲食

per

SONO ONO gli Autori divisi nell' indovinare qual motivo fosse questo Salmo composto. E alcuni appo Cassiodoro vi ravvisano i sentimenti di Giobbe da Dio travagliato; e inchinano ad ascriverio ad esso. Beda è di parere che spiegare si possa della infermità, e della guarigione di Ezechia. Ma il sentimento presso che comune de' Santi Padri, e degl' Interpreti è, ch'esso sia senza dubitazione lavoro di Davide. Ben è il vero, che nè del tempo, nè del motivo, onde il fece si conviene tra loro. I deliranti Rabbini al loro solito, posto mente in particolare al versetto 7., il credettero da Davide composto per non so qual vergognosa malattia, che Dio gli mandasse dopo il peccato con Bersabea. Ma oltre che dalla Sacra Scrittura, co

me si è detto di sopra, non si fa menzione veruna d'infermità, che a Davide per lo suo peccato avvenisse, ei si dubita ancor grandemente da' Medici, se tra quegli Antichi v'avesse sì fatto morbo: e dato ancor che vi avesse, le cagioni, onde si suble contrarre, non consentono, che ciò si creda di Davide: nè altro che una buona semplicità ha condotti alcuni Cattolici Interpreti a seguir tale opinione. Perciocchè supporre, che per mi racolo Dio così lo punisse; non vi ha fondamento, nè motivo alcuno di farlo. La Versione Siriaca lo riferisce al tempo, che dalle Genti di Achis Re di Geth venne Davide riconosciuto con molto suo pericolo (a). Più verisimile però fra tutte l'opinioni a me par quella di Eutimio, seguito altresì dal Bellar mino, e dal Bossuet, che questo Salmo fosse da Davide composto nel tempo della Rivoluzione d'Assalonne; riconoscendo, che il suo delitto gli aveva tirata addosso così fatta disgrazia. Il titolo, che porta in fronte, che è In Rammemorazione del Sabbato, si può altresì ottimamente a ciò adattare; poichè altro non vuol esso significare, siccome spicgano i Santi Agostino, e Gregorio, salvo

(a) Lib. I. Reg. cap. 21. n. 11, et seqq.

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che fu composto nel ricordarsi, che Davide fece, della quiete, che perduta aveva per la colpa. Ma basta leggerlo seusatamente, per comprendere, che non potè, che per tale occasione, essere dal Profeta dettato.

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હૈ

Il suggetto di questo Salmo, che non molto è dissimile dal primo Penitenziale, una Supplica, che Davide a Dio porge, affinchè non gli voglia far sentire maggiori gli effetti della sua giustizia vendicativa come se in collera fosse con esso lui: O tu, che il Cielo, e'l Mondo ec. Il primo argomento, che adduce, per ciò impetrare, è, che dolorosi, e molti già sono i mali, ch' egli soștiene per la sua colpa. Perchè le tue saette ec. Questi mali passa egli ad annoverare, che divide in due classi, cioè in interni, e in esterni. E cominciando dagl' interni, dice, che in primo luogo il tormentano due riflessi. Il primo è quello della divina indignazione : La carne mia semprè ec. Il secondo è la moltitudine, e la gravità delle sue colpe. E similmente son più giorni ec. Appresso, dice egii, che lo crucciano sommamente la debolezza di spirito, c le gravi tentazioni, che come effetti da lor, cagione, conosce derivati dalle sue colpe. Ahime! che'l nostro putrido ec. Finalmente da' movimenti sregolati di

sua concupiscenza, che ravvisa come una punizione de' suoi delitti, passa a conchiudere questa prima parte, col più terribile deʼmali, che in se dice di provare, che è le tenebre e la cecità dell' anima, per la quale trema davanti a Dio, e si raccomanda O Signor mio la mia ec.

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Dagl' interni malori fa poi trapasso, quasi a seconda parte, a gli esterni; e viene la persecuzione d'Assalonne suo figlio, il tradimento d' Achitofel, la maldicenza di Semei annoverando E quei, ch'io non credeva ec.

speranza,

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Il secondo argomento, che mette in campo, per muovere Iddio, è la pazienza da se usata in sofferire questi suoi mali, sulla forte che Dio fosse per liberarnelo secondo la sua parola; quasi dicesse: Signore voi avete promesso di ajutare coloro, che in voi singolarmente confidano. Per ciò io perseguitato, mi 'stetti come sordo e muto sofferendo; e in voi precisamente confidando, su tale speranza ; della quale non temo, ch'io non sia per coglierne il frutto; massimamente affinchè i miei Nimici, vedendomi abbandonato, non ne facciano trionfo, e non abbiano a dire: Egli ha seguiti i divini ammaestramenti egli ha confidato in lui: or vada sı, che lo ha liberato. Ma da poi ch' io mi vidi ec.

Corrobora questo secondo suo argomento, e il rinforza con due bellissimi Atti: l'uno d'una sincera confessione de' suoi demeriti. Non è, dice, ch'io voglia farmi pregio appo voi, o Signore, di questa mia sofferenza : conosco, e confesso d'aver meritato ogni vostro gastigo. Non però, che mi senta ec. L'altro è di prontezza di volontà, erassegnazione a subir volentieri ogni pena, pur che non sia privo di Dio: A quali tutti sono ec. quasi dica: Anzi io son prontissimo a sostenere ogni vostro gastigo; e voglio io stesso far penitenza della mia colpa. Ma vi fo unicamente riflettere, o mio Signore, che intanto ch' io sofferisco per ubbidire alla vostra Legge, i miei Nimici per questo stesso şi fanno contra me più insolenti; m' insulta no vie più; e și moltiplicano. Ma ciò vedendo gl' inimici ec.

E questo è il terzo argomento, col quale intende Davide d' inchinare a se la divina misericordia; opponendo con una santa malizia alla sua sofferenza la malignità de' suoi Avversarj. Al qual argomento ha come preparato il Signore nel precedente; e lo fa cadere con tanta naturalezza, e grazia, che si yede, ch'era questo Profeta in uno gran Santo, e gran Savio. La perorazione anch'essa non è

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