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XVI. Quoniam in te Domine speravi; tu exaudies me Domine Deus meus.

XVII. Quia dixi: nequando supergaudeant mihi inimici mei: et dum commoventur pedes mei, super me magna locuti sunt. XVIII. Quoniam ego in flagella paratus sum: et dolor meus in conspectu meo semper.

XIX Quoniam iniquitatem meam annunciabo, et cogitabo pro peccato meo.

XX. Inimici autem mei vivunt, et confirmati sunt super me: et multiplicati sunt qui oderunt me iniquè.

XXI. Qu retribuunt mala pro bonis detrahebant mihi: quoniam sequabar bonitatem.

XVI. Però che in te, Signor, che vedi tutto,
I' aveva già fermata la speranza,
Da chi per certo io sperava il frutto (24).
E certo i ho in te tanta, e tal fidanza,
Che più cascare non-mi-lascerai ;
Cavandomi d'ogni perversa usanza (25)
XVII: A ciò che gl' Inimici miei già mai
Non possan infamarmi; ovver diletto
Ed allegrezza prender de' miei guai.
XVIII, Non però, che mi senta sì perfetto (26),
Ched (27) io non mi conosca peccatore,
Ed all uman errore esser suggetto.
XIX. Ed imperò son certo, che il furore
Delli flagelli tuoi ho meritato

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Ed ogni pená, ed ogni gran dolore. A' quali tutti sono apparecchiato,

,

E voglio sostener con gran pazienza : Pur che di te, Signor, non sia privato.' Sempre mi morde la mia conscienza

Per li peccati grandi, ch'i' ho commessi: Onde io voglio far la penitenza. XX. Ma ciò vedendo gl' Inimici stessi Son confermati,sopra me più forti (28); E son moltiplicati, e fatti spessi. XXI. E quegli, ch' ai benefattor fan torti (29), Mi vanno diffamando, sol perch' io Ho seguitato allora i tuoi conforti.

XXII. Ne derelinquas me me Domine Deus meus; ne discesseris a me.

XXIII. Intende in adjutorium meum Domine Deus salutis meae.

ANNOTAZIONI

(1) Questa circoscrizione di Dio, O tu, che il Cielo ec. non è posta per riempitura, nè a caso dall' Alighieri; ma con molto giudizio, e giusta la mente di Davide, quasi dica: Ŏ Signore, tu, che comprendi ogni cosa, e occulta, e palese, non mi correggere con ira: perchè da te stesso colla tua alta mente ben vedi le mie afflizioni, non pure esterne, ma interne, quanto grandi elle sieno; e quanto profondamente mi sieno entrate nell' animo ec.

(2) Non è da struggersi la mente a indagare, che voglia qui Davide significare col nome di saette. Ottimamente S. Agostino (a) intende per esse le afflizioni, e i castighi, che Dio manda agli Uomini in questo Mondo: perchè in fatti con questa metafora sono sovente indicati nella Sacra Scrittura. E così Giobbe (b) nel colmo de' suoi travagli diceva, le Saette di Dio sono

in me.

(3) Sono conficcate, penetrate, e profondamente internate nell' animo.

(a) In hunc vers. Psal.

(b) Cap. VI. n. 4.

XXII. Deh! non mi abbandonare, o Signor mio: XXIII. Degnati i'prego, starmi in adjutorio Contra li miei nemici, o alto Dio :. Perchè non ho migliore diversorio (30).

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(4) Giobbe disse, parlando di se, ridotto infelicemente su un letamajo: Che la mano di Dio lo aveva toccato (a). Ma Davide usa qui un termine più caricato. Perciocchè per qual motivo, dice qui S. Agostino (b) domanda quì Davide di non esser corretto nẻ con indignazione, ne con ira? Ciò è, come se dicesse: Da che le cose, ch' io sofferisco, son molte, e son grandi; io ti supplico, Signore, che bastino ec. Però a mostrare dal bel principio, ch' erano tali, non dice solamente, come Giobbe, che la mano di Dio lo ha toccate, ma si, che aveva Dio aggravata su lui la mano; che è ciò, che vuol dire la voce Ebraica, che la Volgata ha tradotta in Confirmasti, e il Volgarizzatore in Hai fermata; quasi il Signore colla sua mano premesse a calcarvi dentro nell' animo le saette; e a tenervele ben profondate ec.

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(5) Man Dritta, cioè Destra; e per la Destra la Fortezza, e la Costanza

dice ottimamente Niccolò di Lono indicate,

(a) Cap. XIX. n. 21.
(b) In hunc vers. Psal.

sopra la Ge

nesi (a) onde l'Alighieri ben qui l' aggiunse, giusta la mente di Davide; volendo dire, che Dio gli premeya sopra costantemente, e con forza la mano.

(6) Le afflizioni dell' anímo ridondano ancora nel corpo. Davide, da poi che fu rientrato in se stesso, e comprese la divina collera contra lui, e la gravezza delle sue colpe, si se ne afflisse, che ne sofferse altresì molto la sanità sua corporale.

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(7) Nel mio Interno, significato per l' Ossa, (8) Riguarda Davide con queste parole quel tempo, che passò fra i suoi peccati commessi, e la correzione, che Dio gli mandò facendo da Natan (b): nel qual frattempo, che fu per lo meno di nove mesi, se ne stette il detto Re, quàsi in un profondo letargo, assopito nella sua colpa. E a ciò indicare ha rivolto l' Interprete appunto quel Cicatrices della Volgata in Putrido letargo. Ma nel vero la voce Ebraica Chaburoth, come osservò il Bellarmino (c), non significa una Cicatrice propriamente tale, ma sì un Livore, o Segnale d'un Tumor, che principia; onde voltò S. Agostino: Computruerunt, et putruerunt livores mei. Questo segnal di Tumore fu déttó dall' Alighieri Letargo; perchè tanto il Letargo addiviene per una materia" fluida eterogenea de

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(a) Ad Cap. XXXV. n. 18.
(b) Lib. II. Reg. Cap. 32.
(c) In huno loc.

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