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posta per gli pori delle arterie nel pori delle arterie nel capo, ovvero altramente travasata, secondo i diversi pareri de' Medici; quanto il Tumore si genera per una deposizione similmente d'un umor viziato; sia ciò per colpa delle fibre inerti a promuovere i sughi, o per colpa degli stessi sughi guastati da particole viscose, acri, e saline. E fu detto Letargo, più tosto che Tumore, avuta massimamente riflessione all' origine di quella voce, che è formata dalla Greca, Lethe, che significa Dimenticanza: poiché Davide nel detto spazio di tempo si visse quasi dimentico d' aver Dio offeso. Vi riunì poi l' aggiunto, Putrido, per indicare, che sotto quel Tumore, o Letargo vi si covava la putrescente materia, che n' era quasi deposizione, il motivo, e la causa.

(9) Stoltissima immaginazione de' peccatori, che, perchè non sentono tostamente dopo lė loro colpe la spada fulminatrice di Dio sul capo, si persuadono, che Dio le abbia gittate dietro alle spalle, e che sia medicata ogni offesa.

(10) Ciò è, siccome interpretano San Gi rolamo, ed Eusebio, mentre ch' io per mia mattezza dormo sopra il mio peccato, e differisco di confessarlo, quasi Dio se l'avesse dimenticato, esso si manifesta improvvisamente, quasi Tumor, che si rompe, e scoppia', ne' gravi castighi, onde sono punito e accorgomi, che la piaga sempre più si fá larga, per le nuove afflizioni, che da essa colpa mi sono tuttavia cagionate.

(11) Incurvato sotto il peso di questi tanti castighi fino all' estremo, che è ciò, che dice il Testo Ebreo con quest' altre parole: Io sono estremamente curvato e abbattuto fino,

a terra.

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(12) I Settanta han letto veramente, l' Anima mia è piena d'illusioni: Ma la Volgata, seguita da San Basilio, da Teodoreto e da molti altri, porta invece dell' Anima mia ec. i miei Lumbi. Gli antichi Filosofi in fatti collocavano nelle Reni le passioni voluttuose. Platone, scrive Tullio (a), finse l'Anima triplice, il cui principato fosse nel capo, l'ira nel petto, e la cupidità sotto i precordj. Davide però qui amplifica i movimenti sregolati della concupiscenza, che sentiva in se stesso i quali riguardava come un seguito, e una punizione del suo peccato. E questo è quello, a cui mirò il Volgarizzatore; dicendo, che la piaga si faceva larga. La parola poi Ebraica che la Volgata ha interpretato Illusioni, significa propriamente Ignominia; onde ottimamente trasportò 1 Alighieri Perchè i miei lumbi son pieni di scorno; alludendo a' desideri ignominiosi, spiacevoli, e turpi, che da quella parte bestiale, e concupiscente gli erano perpetuamente partoriti, siccome spiegano i Santi Ambrosio, Girolamo, Agostino, e Gregorio,

1:

(13) I Demonj, a' quali era da Dio per

(a) Tuscul. quaest. Lib. I. ex Timaco Platonis.

messo,

in pena de' predetti peccati di Davide di tormentarlo con scellerate, e lascive tentazioni.

(14) Perchè la mia iniquità l'ha debilitata, e resa inferma, producendovi il male di molte passioni, che la tengono perpetuamente inquieta, e sconvolta, e me umiliato, ed afflitto.

(15) Per virtù degli occhi intendono i Santi Ambrosio, Agostino, e Girolamo, il lume della verità; quasi si Davide avesse voluto dire: Il mio cuore è inquieto, e pieno di torbidi, perchè ho smarrita la verità, che è il lume degli occhi dell' anima: e ravvolto nelle tenebre del peccato ho perduto il governo di me medesimo ne so dove mi volga. Questo accecamento, e confusione di spirito, che consiste in non sapere distinguere nè il male, che è in noi, nè il bene, che ci bisogna, è l'ultimo interno e terribil gastigo, di cui si compiagne Davide; all' aspetto però del quale, pieno d' orrore si butta con tutta l'anima supplichevole davanti a Dio.

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(16) Dalle guerre intestine, che dentro a se Dayide sperimentava, passa qui a descrivere l'esterne guerre, e le persecuzioni, e le detrazioni, che provò in pena della sua colpa; allora quando ribellatosi a lui il figliuolo Assolonne, fu, tradito da Achitofel, e abbandonato da' suoi Fratelli della Tribù di Giuda. Per tale occasione interpreta in fatti il presen

te Versetto cogli altri, che seguono, Teodoreto.

(17) La canna per esser fragile e vuota, è agevolmente da ogni aura agitata e però è simbolo di volubilità, e d' incostanza. Quindi disse Gesù Cristo agli Ebrei, parlando del Battista Che siete voi usciti a vedere ? una Canna dal vento agitata (a)? cioè un Uomo vuoto di senno, e volubile? Ma specialmente è simbolo, e segno di fragilità: onde il Re degli Assirj Rapsace mandò ad Ezechia, dicendo (b): A che ti confidi tu in questo bastone di canna ec. cioè in Faraone: E nel qua rto Libro de' Re (c) il medesimo Rapsace all' istesso Ezechia: Speri tu in un bastone di canna ? ec. così chiamando novellamente per dispregio il Re d'Egitto. E Dio appo Ezechiello (d) al medesimo Re d'Egitto: Perchè tu fosti un bastone di Canna alla Casa d'Isdraello ee. io ti farò sentire la mia spada. Dante ebbe nella traduzione di questo Versetto in mira queste espressioni. E come le Canne dell'India non erano per anche in uso a' suoi tempi; e i bastoni si dovean di Finocchj formare, usati anche a nostri giorni da alcuni, valendosi però egli figuratamente della materia per, la forma, mise Finocchj, in iscambio di bastoni.

(a) Lucae Cap. VII. vers. 24.
(b) Esaiae Cap. XXXVI. n. 6.
(c) Cap. XVIII. n. 21.

(d) Cap. XXIX. n. 6,

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di canna; ovvero semplicemente pose qui la spezie per lo genere, cioè Finocchj, che sono cannuccie leggiere, e più fragili ancor delle Canne, per le stesse Canne volendo dire, che quegli, che non credeva essere incostanti e fragili al par delle cannuccie di finocchio, ma quercie resistenti, e stabili ec.

(18) Intende di quegli della sua Tribù di Giuda, che l' abbandonarono.

(19) Parla verisimilmente di Bahurim Piazza della Tribù di Beniamino, situata su una collina, lontana d' intorno a due leghe da Gerusalemme dalla parte del Giordano.

(20) Fu appunto à Bahurim, che Semei si fece particolarmente a dir maledizioni, e a tirar sassi contra Davide (a).

(21) 11 Testo Ebreo così legge: Que', che cercavano l'anima mia, cioè la mia vita, mi tendevan de' lacci. Ciò è tuttuno, e vuol dire, che non potendolo i suoi nemici forza aperta sorprendere, gli tendevano insidie.

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con

(22) Mutto con due To o perchè a que' tempi non erano ben ancor fermate le buone regole dell' ortografia ; onde raddoppiavano gli uni le consonanti, e gli altri non le raddoppiavano, come lor meglio tornava: per cui cagione troviamo molte simili consonanze dagli Antichi nelle lor poesie senza scrupolo usate;

(a) Lib. II. Reg. Cap. XVI. v. 5. eo.

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