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1. DALLO profonda (1) chiamo a te Signore,

I.

E pregoti, che ti degni esaudire

La voce afflitta dello mio clamore. II. Apri Signore il tuo benigno udire A la dolente voce sconsolata

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E non voler guardare al mio fallire, III. Ben so, che se tu guardi alle peccata," Ed alla quotidiana iniquitade (2); Già mai persona non sarà salvata (3). IV. Ma perchè so, che sei pien di pietade, E di misericordia infinita (4)

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Però n'aspetto la tua volontade (5). V. E perchè sei l'Autore della vita,

Il qual non vuoi, che il peccatore muora (6); In te la mia speranza ho stabilita. VI. Adunque dal principio dell' aurora Si de sperare nell' eterno Iddio

Fin a la notte, e in ogni tempo, ed ora. VII. Però ch' egli è il Signor sì dolce, e pio E fa sì larga la redenzione (7);..

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Ch' ei può più perdonar, che peccar ios VIII. Onde vedendo la contrizione

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Del popol d' Israel, son più, che certo, Ch' egli averà di lui compassione:

E lasceragli ogni perverso merto (8).

(1)

altr S. Grisostomo, Teodoreto, e alcuni

altri Greci intendono dal profondo del cuore, cioè dall' intimo fondo. Ma può letteralmente intendersi della Caverna d'Engaddi.

(2) Cioè oa peccati, che si commettono alla giornata, i quali, comunque veniali, ci demeritano i più singolari favori del Signore, ci diminuiscono la sua amicizia; e ci rendono men belli a' suoi sguardi. Perciocchè col nome d' iniquità s'intende qui qualunque prevaricazione della Legge, come ben notan gl' Interpreti, obbligante o sotto grave, o sotto leggiere colpa.i mali mbi

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(3) Per intelligenza di questo verso è da osservare, che nel Testo/Ebraico, e nella version de' Settanta, invece della voce Observaveris, si legge Custodies; come se dicesse se tu Signore custodirai i nostri peccati, che sono i nostri debiti, per esigerne ragione, e per giudicarcene a rigor di giustizia, certo che niuna peccatrice persona andra salva: perciocchè ogni offesa divina è d'infinita malizia e nor senza la misericordiosa sua grazia non possiamo pur. invocare al suo nome come insegna PApostolo Paolo (non clie dolerci, soddis fare per le nostre colpe.

(4) Ben g

Dace interpreta quel Propter infinita. Percioc

legem tuam per miser quella Legge,

che non il di

(a) Epist. I. ad Corinth. cap. 12. n. 3.

che Dio ci ha data, giusta la quale più tosto a condannare ci avrebbe; ma di quella Legge, come ben nota il Bellarmino (a), ch'egli tiene. nel governarci, che è tutta piena d' infinita misericordia : onde nel Greco, invece di Propter legem tuam, si ha Propter nomen tuum.

(5) In Greco si legge Spero invece di 4spetto, che è lo stesso. Perciocchè volgarmente ancora diciamo: lo ne aspetto la grazia, per dire. Jo ne spero la grazia e Aspetto la tua volontà, è lo stesso, che il dire, Spero, che vorrai esaudirmi; che mi sarai cortese; o simil

cosa.

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(6) 11 Testo ha, l'Anima mia ha sperato nella sua Parola, cioè Promessa: ĕ Dante nella sua versione ha posto la Parola, a Promessa stessa, fattaci specialmente per bocca d' Ezechiello (b), la quale è, che non vuol egli, che il peccatore muora, ma che si converta a penitenza, e viva.

(7) Sant' Agostino, ed altri interpretano questo passo della ne copiosa, e soprabbondante, che Gesù Cristo ha fatta col Sangue suo. Comunque sia, egli è certo, che la misericordia di Dio è infinita, e supera infinitàmente qualunque umana malizia:

(8) Condoheragli, perdoneragli ogni demerito, e colpa..

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(a) In hunc loc. Psalm."

(b) Cap. XXXIII, n. 11.

36

ARGOMENTO DEL SALMO VII.

Domine exaudi orationem meam. Psal. 142.

ANCHE

NCHE questo Salmo fu da alcuni giudicato lavoro d'alcun Uomo pio de' prigioni in Babilonia, che a nome del popolo suo il componesse, per domandare a Dio il ritorno alla patria. E più stranamente ancora la Versione Siriaca lo spiega della guerra di Davide con-tra gl' Idumci. Ma Origene, Teodoreto

e

inoltissimi altri si tengono al titolo, che è: Salmo di Davide, allora che il suo figliuolo Assalonne il perseguitava: e in questa circostanza composto il reputano molti ancora di quegli, che credendo con Sant' Ilario essere stato tal titolo da' Greci aggiunto, non pongono ad esso mente: perciocchè niuna cosa vi ha in vero in tal Ŝalmo che non pur non si opponga a così fatta supposizione, ma che, interpretata alla lettera, non si accomodi a pieno.

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L'argomento adunque di questo Salmo è una preghiera, che Davide porge a Dio, perchè il voglia liberare, da' suoi persecutori: Signor esaudi la mia orazione. E il primo motivo, che a Dio propone per inchinarlo al suo desiderio, è il titolo di fedeltà, fondato sulle promesse lui fatte di mantenerlo sul Trono: Deh! piacciati Signore ec, Da Dio, onde ha tratto il primo motivo, scende Davide al Comune degli Uomini onde trae il secondo e dice, che riguardi il Signore all? umana condizione, e fragilità: perchè s'egli vorrà procedere con rigore, niuno si troverà degno della sua misericordia: Non mi voler con la ec. Dal comune degli Uomini passa al particolare de' suoi Nimici; e ne dimostra la fierezza, e l'orgoglio, con che lo trattano che allega per terzo motivo: Però che l' Alma mia in fuga è mossa. Per ul timo viene al suo stesso individuo ; e il quarto impulso ne trae, che dà a Dio , per essere esaudito; il qual è la sua sincera riunione con lui, preceduta da' migliori Atti dispositivi, e accompagnata da una costante risoluzione di preseverarvi. Gli atti dispositivi sono una ferma speranza fondata su una vivissima fede della misericordia divina. Ma pur quand' io ben ec. ; e quindi un fervo

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