Abbildungen der Seite
PDF
EPUB
[ocr errors]

VI. Onde dolente, e pieno di tristizia,
A te porgo le man; perchè non posso
Con la mia lingua esprimer mia malizia (12),
Lo mio intelletto si è cotanto grosso,
Che come terra secca non fa frutto
Se non gli spargi la tu' acqua addosso(13).
VII. Onde ti prego, che m' ajuti al tutto (14):
E presto presto esaudimi Signore;

Perchè il mio spirto è quasi alfin condutto. VIII. Deh! non ascondere al tuo servidore La faccia tua; acciò che io non sia

Di quei, che al lago (15) discendendo muore. IX. Fa sì, ch' io senta quella cortesia (16), Che fai all' Uomo, pur ch' ei si converta: Però che spera in te l' anima mia.

X. Tu sai, che l'Alma io ti ho già offerta (17):
Ma pur Signor a te non so venire;
Se la tua strada non mi vien scoperta.
XI. Io prego, che mi vogli sovvenire
E liberarmi da' Nemici miei;

Però che ad altro Dio non so fuggire (18). O Dio eccelso sopra gli altri Dei

Fa sì, ch' io senta la tua voluntade (19): Perchè tu sol mio Dio, e Signor sei. XII. Deh fa Signor, che la benignitade Del tuo spirito santo mi conduca

Nel diritto camin per tua bontade (20)

XIII. Educes de tribulatione animam meam: et in misericordia tua disperdes inimicos meos.

XIV. Et perdes omnes, qui tribulant animam meam; quoniam ego servus tuus

sum.

ANNOTAZIONI.

(1) Cioè, secondo la verità delle tue promesse, che fatte m' hai, di conservarmi in sul trono, donde m' ha cacciato il mio figliuolo Assalonne la qual verità non può andare scompagnata dalla tua giustizia, per cui tu giudichi tra me, e lui. Il Grisostomo intende qui per giustizia la misericordia; osservando con ragione, che spesso la giustizia si mette nelle Sacre Scritture per la misericordia. L'una e l' altra interpretazione ricadono però nel senso medesimo: perchè la promessa fatta a David trae seco tanto la giustizia contra Assalonne a favore di quel Re, che la misericordia verso il medesimo Re.

(2) Condannare, come peccatore, e reo.

Se, come spero, tu sarai mio Duca (21),
Io so, che viverò per sempre mai
Dop' esta (22) vita labile e caduca
XIII. Ma pur bisogna, che da questi guai,
E tribolazioni tu mi cavi;

Come più volte per pietade fai (23).
XIV. Perchè io sono de' tuoi servi, e schiavi;
lo prego, che distrugga tutti quelli,
Li quai contra mi sono crudi, e gravi;
E che al mio bene far sono ribelli (24)..

(3) Di niente mi rimorde la coscienza, diceva l'Apostolo Paolo (a); ma non per ciò io sono giustificato: perciocchè chi mi giudica è il Signore. Nel vero gli Angeli non sono mondi nel suo cospetto (b): si perchè la loro santità è participazione, e dono di Dio; e sì perchè la medesima scomparisce davanti alla infinita divina santità. Che direm de' Mortali, de' quali dice la Scrittura, che molte volte cadono i medesimi giusti (c)?

(4) Quasi per abbandonare il corpo, e fuggirsene: cioè a dire, io son ridotto all'estre mo: il che dimostra l'ansioso frangente, al qual era allora il povero Davide ridotto.

(a) Epist. I. ad Corinth. IV. n. 4.

(b) Job. cap. XXIV. n. 6.

(c) Proy, cap, XXIV. n, 16., et Eccles. VII. n. sr.

pano; hanno piedi e non camminano ec. Io non fo capo, dice egli, a queste statue insensate, che sono argento, ed oro, è niente più: ma si a te, vero Dio.

(19) Questa è la prima cosa, di che prega Davide il Signore, per poter perseverare nella sua riunione con Dio, cioè d'intendere la volontà di lui, e quel, ch' egli da esso desidera per metterlo in esecuzione.

[ocr errors]

(20) E questa è la seconda cosa altresì necessaria alla perseveranza, della quale supplica Dio cioè, che la grazia dello Spirito Santo il voglia per lo diritto cammino condurre.

:

(21) Duce, Scorta, Guida, nel qual senso più volte trovasi da lui usata tal voce nel suo gran Poema.

(22) Questa; e vien dall' Ista de' Latini, onde i volgari fecero, Esta. Così il medesimo Dante nella Cantica dell Inferno (a) disse:

Esta selva selvaggia, et aspra, e forte. (23) Come suoli co' servi tuoi per lo più praticare per la tua immensa bontà.

(24) Quali erano Assalonne, Achitofello, e cent' altri, che dopo aver ricevuto tanto bene da Davide, gli si erano rivolti contro.

(a) Cant, I. v. 5.

QUI

49

QUI INCOMINCIA

IL CREDO DI DANTE.

Qu

UESTO è il titolo, che trovasi stampato in fronte a questo Componimento: nè senza ragione gli fu posto in principio non già perche esso materie contenga dal detto Dante primariamente prodotte ; ma perchè egli tutte le cose principali di nostraa Snta Fede in questo suo lavoro raccolse, e abbracciò; tal che un sugoso tessuto egli fece della Dottrina di Cristo, che dir si può suo.

1

L'uomo niente più desidera, che d'esser felice nè può esser felice, che col possedere il Ben sommo, e sovrano, che è Dio. Ma per giungere a possederlo, bisogna vivere attaccato a lui, e farne la sua volontà. Mandò egli per tanto l'Unigenito suo Figliuolo a vestirsi d' umana carne e ad ammaestrarci nella sua Legge in persona, e fece uni

[ocr errors]
« ZurückWeiter »