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versalmente agli Uomini sentir quella voce dal Cielo fu Gesù Cristo: Questi è il Figliuol mio diletto: lui udite (a). Ma appo Cristo Gesù niente vale la Circoncisione diceva l'Apostolo Paolo (b): niente il prepuzio: ma sì la Fede, che opera mediante la Carità. Per arrivare duuque al possesso della beatitudine vera, che è Dio, è necessaria la Fede; ma non qualunque : perciocchè, Che giova fratelli miei, scriveva l' Apostolo. S. Giacomo (c), se alcuno dica d'aver la Fede, e non abbia poi l'Opere? potrà egli tal Fede salvar costui? Non già; perchè una Fede senza opere è morta (d). Vuol essere una Fede viva quella, che ha da condurci a Dio. E siccome negli Animanti, così nella Fede, la vita nell' opere è posta. I Santi Agostino, e Isidoro dallo stesso vocabolo Fides, che derivano dal Fio Fis de' Latini, argomentano, che non è quella una Fede vera, che non è operativa. Sarebbe adunque inutile al conseguimento del sommo Bene la Professione del Cristiano, che consistesse in una semplice oziosa credenza. Per ciò Dante

(a) Matth. cap. III. v. 17.

(b) Epist. ad Galat. cap. V. v, br

(c) Epist. II. v. 4.

(a) Ibid. v. 20. et 26.

ha preso in questo suo Credo ad insegnarci quella Fede legittima, che è possente a giustificarci, e ad acquistarne per premio la felicità immortale. Ed ecco la condotta, ch' ei tiene in questa sua protestazione di buon Cristiano.

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Primieramente quelle cose questo Poeta c'insegna, che servono al conoscimento di Dio; e a creder si hanno. Nè ignudamente quegli Articoli ci propone, che ci furono lasciati dagli Apostoli; e che sono abbracciati in quel Simbolo, che è detto Apostolico: ma i medesimi ci mette davanti agli occhi, come furono dal più famoso Concilio, qual fu quel di Nicea, dichiarati, ed espressi in quel Simbolo che per ciò fu detto Niceno; e che da' Sacerdoti si recita nella Messa. Io lo porrò qui di rincontro al Volgare; perchè abbia il Lettore il diletriscontrandolo, di osservarne l' interpre

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tazione.

Ma i Misterj a credersi da un Uomo che a Dio cammina, son di due fatte. Gli uni sono le cose arcane segrete, che sovrastano a' nostri sensi. Gli altri sono que segni esterni, che le occulte, ed arcane cose significano. I primi si chiamano ristrettamente Misterj. I secondi si dicono, ancor Sa

cramenti. Quegli ci dimostrano, che sia Dio, al quale ci dobbiamo attaccare, per esser beati. Questi ci dimostrano gli Strumenti, da lui instituiti, per li quali solo possiamo lui attaccarci, per esser beati. Il Battesimo è il primo di tutti questi secondi; ed è come Entrata degli altri, perchè è la porta, per la quale noi entriamo in società di vita co' Cristiani. Anzi si può dire, ch' egli è il fondamento, e la radice degli altri. Perciocchè due effetti esso presta come insegna 'Angelico (a). Il primo è il generarci alla vita spirituale. Il secondo è il preservarci da quello, che può estinguerla. Gli altri Sacramenti non sono, che per sovvenzione a mantenerci in possesso di questi due beni. Dante adunque, dopo averci i primi precipui nostri Misterj spiegati, fino a quelle parole I dico, che'l Battesimo ec. presa occasione da quell' Articolo, che confessa il detto Battesimo instituito per la remission de' peccati, passa a insegnarci quello, che creder dobbiamo intorno a tutti i secondi, come accennati virtualmente nel detto. Esperchè alcuni negavano questi Segni sensibili della -09-94676% 1o golibuss

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Grazia, come gli Archontici, e gli Ascodriti seguaci di Pietro Siro, ei Fraticelli e i Pauliciani; altri questo, 0 o quello sola mente ammettevano una parte negandone, come i Novaziani, i Manichei, i Seleuciani, gli Albigensi, gli Encratiti ec.; altri, senza negarne veruno, gli spogliavano della loro efficacia e virtù, come i Messaliani, o Euchiti, i Cathari, e gli Armeni; ed altri ricevendoli tutti, senza spogliargli della loro efficacia, vi mescolavan di errori, come gli Anabattisti, e in oggi i Zwingliani, i Luterani, e i Calvinisti (a); perciò quì esattamente prende egli a professare il for giusto. numero la loro possanza, e virtù, secondo gl' infallibili Insegnamenti della S. Chiesa Cattolica. Con ciò conchiude la prima parte, dirò così, di questo suo Credo, che abbraccia quello, che spetta alla sommissione dell' Intelletto.

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Ma per attaccarci a Dio, non basta il sottomettere il nostro Giudizio alle sue parole; bisogna sottomettere ancora la nostra Volontà a' suoi comandamenti. Altrimenti la nostra Fede sarebbe insufficiente, inutile, e

(a) Vide Bellarm, de Saeram. in gen. lib. 1. cap. 1.

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morta. Bisogna, che questa sia viva; e tal si mostri operando, come s'è detto. Onde bene nell' Ecclesiastico (a) si dice: Chi crede in Dio, pon mente, a comandamenti suoi. Ed ecco ciò, che confessa quì Dante in questo suo Componimento cominciando dal verso, Diece abbiamo da Dio ec. fino A ciò che ben attenti ec...

al verso

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Quel solo che ci può distogliere dal prestare a Dio l' ubbidienza dovuta, sono i Vizj, li quali in sette capi si possono distribuire, che i sette Peccati Capitali appunto si chiamano, perchè ciascun d'essi è principio di più altri peccati: e tutti e morlali, e veniali si riducono a questi, i quali egli annovera, e spiega dal Verso predetto fino a quell' altro, Contra questi peccati ec Ora per tenerci fermi di volontà e costanti nell' ubbidienza Divina contra questi Mostri, che non lasciano ognora di combatterci due mezzi egli ci arma qui col suo esempio. Il primo è la Fortezza la quale è quella virtù, che ci fa sormontare tutti gli ostacoli che si oppongono al nostro dovere; e sofferir ogni cosa più tosto, che trasgredire i

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di

(a) Cap. XXXII. v. 18.

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