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E benedetto il frutto, il qual io preco (139),
Che ci guardi da mál, Cristo Gesù ;
E che a la nostra fin ci tiri seco.
Vergine benedetta sempre tù

Ora per noi a Dio, che ci perdoni
E che a viver ci dia sì ben qua giù,
Che a nostra fin Paradiso ci doni.

Amen.

(

ab

(1) Le Amorose Rime di Dante formano i primi quattro libri de' Dieci, in che sono divisi i Sonetti e Canzoni di diversi antichi Autori Toscani, raccolti da Bernardo Giunta, e impressi in Firenze nel 1527. in 8. e poi in Venezia nel 1532. ei cinque dei Dodici, in che queste stesse Poesie, accresciute, furono ristampate in Venezia per Cristoforo Zane nel 1731. e 1740. in 8:

(2) Tutta l'industria e l'ingegno: metafora, che piacque anche al Petrarca ; onde adottolla in quel suo verso, Nè opra da polir con la mia lima.

(3) Smaghe, cioè Mutate, dalla voce Smagare, che è Provenzale, come ben disse il Bembo: ed è formata da Image, e da Es, che è

Ex de' Latini: onde Esmagare, Smagare, cioè Trarre o Uscir d' Immagine, e Smagato, e Smago per sincope, cioè Tratto d' Immagine, Cangiato, e simil cosa. Quindi il Castelvetro, e il Menagio errarono; amendue i quali negando, che detta voce fosse Provenzale, si presero a ribattere il Bembo. E il primo la volle in Italia dalla Grecia venuta, e trassela dal Greco Machomai, che val Combattere, colla giunta della S; dando alla medesima poi la significazione, che mai non ebbe, di Superare, Vincere ec. Il secondo a' Latini ascrivendola, con modo veramente da ridcre, la derivò da Exvagare; formandone prima Svagare, e poi Sbagare, e al fine Smagare.

(4) Sottintendi, Conosco d'aver ad aspettar, (5) Troncato di Male, licenza da' Poeti usata. Così Dante da Majano (a) Person disse, invece di Persone, e il Boccaccio Schier invece di Schiere (b); e Tremol Frondi, invece di Tremole Frondi (c), e Fazio degli Uberti Mortal Ferute, invece di Mortali Ferute ec.(d).

(6) Male paghe, mal frutto, cioè il doverne aver da Dio la pena.

(7) Con un R sola, sincopato da Ritirare per licenza poetica in grazia della rima; non da Ritrarre: sebbene nel Sonetto Dagli occhi usò questo Poeta la libertà di dire anche Ri-. tarre in vece di Ritrarre; così scrivendo

Si veggon cose, ch' Uom non può ritrare. (8) Ottimo esempio da imitarsi da ogni altro somigliante compositore.

(9) Egregiamente qui Dante spiega la voce, Onnipotente, dicendo, che non solo Dio può fare tutte le cose; ma che in effetto tutte le cose son da lui fatte, contro a Manichei, er a loro Sette: da che Ogni cosu data, che sia ottima, e ogni dono, che sia perfetto, come* dice Apostolo S. Jacopo (e), ci vien di so: prae ci scende dal Padre de' lumi. E perche.

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i Pelagiani, e i Fautori, Cassiano, Fausto, ed altri, stimavano, che potesse l'Uomo da se alcuna cosa volere, e fare in quell' ordine almeno che alla pietà, e alla salute s' aspetta: però qui Dante espressamente confessa di credere colla Chiesa Cattolica, che da Dio solo i beni tutti, cioè tutte le forze di ben operare procedono; di modo che l'uomo da se non può nè amar Dio, neppur come Autore della natura, e imperfettamente, senza l'ajuto della grazia; ne può pure da se disporsi, sì che per questa sua disposizione la grazia gli sia conferita, che è ciò, che Cristo stesso insegnò dell' Evangelio (a), Senza me non potete far nulla.

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(10) Perche Dio è immenso; e ogni cosa è effetto di sua bontà. E forse ch' io non empio il Cielo, e la Terra, dice egli appo Geremnia (b)?

nata

(11) La Divinità del Verbo si dice incarper l'union con la Carne. Ciò è, che qui Dante professa di credere, contra varie Sette d' antichi e moderni Eretici, Nestoriaui, Anabattisti, ed altri, i quali insegnavano, che Cristo non avea presa vera carne dalla Vergine.

(12) La Maternità è quella precipua ragione, che fonda in Marià l'efficacia della sua

(a) Joan. Cap. XV. a. 5.
(Þ) Cap. XXIII. u. 24.

intercessione. Perciò Dante per confermare vie più la sua credenza di tal vera Maternità, aggiunge, Che co' suoi preghi ec.

(13) Gli Eutichiani, i Valentini, i Manichei, ed altri negavano, che in Cristo fosse la vera umanità. Questo è, a cui contraddice qui Dante, colla Santa Chiesa; confessando esser veramente in Cristo tutta l'umana essenza, cioè la natura umana, della medesima spezie cho la nostra in uno colla natura divina, senza che l'una sia nè convertita nell' altra, nè confusa coll' altra.

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(14) Accenna le parole di questo Simbolo: Es'è incarnato per opera dello Spirito Santo nel ventre di Maria Vergine, e s'è fatt' Uomo: parole, e Simbolo, che sovente la Chiesa canta ne' suoi Uffizj Divini.

(15) Contra Ebione, e Cherinto, che contendevano, che Cristo fosse puro Uomo, confessa, che è veracemente Uomo, e Dio: e contra gli Eunomiani, che dicevano, che era Dio, ma solo per analogia, o per equivoco; confessa che è l'unico Figliuolo di Dio; e contra i predetti Ebione, Cherinto, ed altri, che volevano, che Cristo avanti l' Incarnazione non fosse stato, che nella mente di Dio in idea: confessa, ch'esso Figliuolo di Dio è veracemente nato ab eterno e quegli, che uscì Dio di. Dio, per comunicazione della stessa natura.

(16) Paolo Samosateno, e il suo successore Fotino dicevano, che Cristo non era avanti ai

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