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(132) Prostro, invece di Prostrato ; siccome '; Mostro invece di Mostrato disse il Bembo:

Se la via di curar gl' Infermi hai mostro. E queste sono le cose, che accompagnar debbono l'orazione: ciò sono Attenzione d' animo, e Riverenza di corpo.

"

2

(133) Passa quì Dante a significare, come dopo Dio, dobbiamo avere gli animi nostri a Maria rivolti; e dice, che ciò è A diritto, cioè Meritamente il che è certissimo primo per eccellenza della sua santità, onde per merito di convenienza meritò ella di esser tanto da Dio amata, non ci essendo tra le pure creature chi la pareggiasse, che fu tra tutte da lui eletta a sua Madre. Appresso per l'eccellenza della sua dignità, che è la Maternità di Dio; la quale conseguentemente esige, che i primi onori dopo il Figliuolo, che è in un Uomo, e Dio, sieno a quella creatura prestati, che più da vicino lui tocca, com è la sua vera Madre. Di poi, perchè è sentimento comune de' Padri, che qualor Cristo additò dalla Croce Maria a Giovanni, dicendogli Ecco tua Madre (a), in Giovanni egli tutta la Chiesa raffigurasse a cui con quelle parole la desse per Avvocata, Avvocata, e per Madre. Per ultiperchè, come dice S. Agostino (b), quanto

mo,

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(a) Joan. Cap. XIX. n. 27.

(b) Serm. de Nativ. Sicut omnibus Sanctis est sanctior ita pro nobis omnibus est sollicitier.

"

ella è più santa fra tutti i Santi, altrettanto; come avente le virtù tutte in grado più eccelso, ella è più sollecita fra tutti i Santi per lo nostro vantaggio Ragioni tutte, che Dante qui intende in quella parola, A diritto, tutta piena di senso, per le quali ci esorta dopo Dio ad onorar

Maria.

(34) Che ho detto finorab

(135) E preghiamo, colla sua possente intercessione alla ne impetri, che venghiamo nell'ami¬ cizia di Dio, e a goder così di sua grazia; onde scampiamo dall' eterna rovina.

(136) Cieghi per licenza, invece di Ciechi; siccome nel suo gran Poema disse il nostro medesimo Dante, Sego per Seco. 2

(137) La Chiesa non altrimenti favella in un suo, Inno sopra Maria (a):

Scioglia rei le catene;

E porgi lume a i ciechi.

Non che Maria sia ella, padrona, e dispositrice; perciocchè nulla puolessa, che mediante il suo Figliuolo: ma perchè il Figliuolo vuol glorificarela Madre, come insegna S. Anselmo (b); e vuol però che de grazie passino per mano di lei Oltra che essendo il Figliuolo anche giudice, soventer la sua misericordia è trattenuta dalla sua

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giustizia; dove la Madre essendo pura nostra Av-, vocata, fa solo le nostre parti,- sollicitando precisamente a misericordia. Però a lei la Chiesa favella in quel modo; non già riputandola sort gente di quelle grazie primaria, e per se, come calunniosamente spacciano di noi gli Acattolicii ma secondaria, e per mediazione.

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(138) Or qui comincia quella preghierą a Maria, che c' insegna di porgere e questa è la Salutazione Angelica, della eccellenza della quale, già sopra si è detto; e che per esser qui dal Poeta assai chiaramente esposta, non abbisogna, di altre Note,

(139) medesimo Dante usò questa voce di Preco, invece di Prego, nel suo gran Poema(a): Io dissi lui, quanto posso,, yen preco e usò la medesima licenza in detta voce, anchie quando era sostantivo, invece di Priego, signifiCante Preghiera (b):

Non farà lor mestier voto, ne preco.

ol.

(140) Ottima spiegazione delle parole, Ora pro nobis peccatoribus nunc etc. Perciocchè due regole abbiam noi in questa Vita a tenere; come insegna maestrevolmente il Pontefice San Gregorio; che sono, Innanzi al peccato temer la giustizia; e dopo il peccato sperar la misericordia. Ma in due scogli altresi è agevole, che urtino ingannati i Mortali. L'uno è di abusare

(a) Inferu. Cant. XV. v. 54.
(b) Ivi Cant. XXVIII. v. 89.

114 ANNOTAZIONI AL CREDO DI DANTE.

della divina tolleranza, dimorando a pentirsi, se son peccatori: e l'altro è di fidarsi a peccare, sul riflesso, che Dio aspetta i peccatori a perdono. Le vere regole son le seguenti, mostrateci colla scorta dell' Evangelio universalmente da' Santi Padri, per adempier le quali mediatrice più efficace appo il Signore aver non possiamo, che la Vergine benedetta sua Madre. La prima è di convertirci subito a lui dopo il peccato, pieni di calda fiducia, ch' egli sia, come infinitamente misericordioso, per perdonarci, se facciamo at lui per tempo ricorso. E avvedutamente per ciò dice Dante alla Vergine, Ora per noi ec. L' altra è che dopo la sincera nostra, conversione studianici di viver bene, pieni d' alto timore che Dio non sia, come infinitamente giusto, per castigarci, se abusiamo di sua pazienza : che è ciò, di che volle S. Agostino (a) ammonirci, dicendo, che Non può morir male, chi avrà ben vivuto : e che Appena ben muore, chi ha mal vivuto. E per ciò pur soggiunge pur soggiunge a Maria divinamente il medesimo Dante: E che a viver ci dia ec.

FINE.

(a) De Doctr. Christ. Non potest malė mori, qui benè vixerit : et vix

benè moritur, qui malè vixit.

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